Friday 28 December 2012

Monte Amaro in invernale con pernotto al bivacco pelino

Come ormai da tradizione quando torno in Italia dalla Svizzera si organizza una qualche gita in montagna...che tipicamente riserva sempre qualche sorpresa. Questa volta, a causa della spalla lussata di mio fratello, non si poteva organizzare nulla di tecnicamente impegnativo. Per cui, si é deciso di andare sul Monte Amaro, pernottare al bivacco pelino a due passi dalla cima, e poi scendere il giorno dopo. Motivazione principale é stata il voler testare il sacco a pelo invernale nuovo di zecca di mio fratello.
   La mattina del 27 Dicembre di parte da Bari alle 4:00. Dopo essersi fermati a Campo di Giove per noleggiare due paia di ciaspole si va fino a Passo San Leonardo e li' si lasciano le macchine. Alle 9:30 ci si mette in cammino. Siamo in 5, uno dei quali non ha mai messo piede sulla neve con le racchette...per cui non si procede troppo velocemente. Per fortuna la giornata é davvero stupenda ed é un piacere passeggiare sulla neve.



Dopo circa un'ora di cammino si giunge ai piedi del canalone della direttissima. Abbiamo scelto di percorrere questa via all'andata e di scendere poi passando dai piani di femmina morta e fonte dell'orso. Il canalone sembra meno ripido di quanto sembrava dal parcheggio di Passo San Leonardo. Di solito é sempre cosi', le montagne sembrano sempre piu' ripide quando viste di fronte e da lontano...di solito!



La salita lungo il canalone procede inizialmente senza problemi, anche se un paio di membri del gruppo hanno dei problemi alle gambe. Il caldo inizia a farsi sentire...Incontriamo tre sci alpinisti che si fermano a circa un terzo del canalone perché non hanno i ramponi per gli sci e ritengono che la neve piu' in alto sia gelata. La cosa un po' mi preoccupa perché le ciaspole che abbiamo non sono del tutto adatte a percorrere grosse pendenze su neve gelata.




La salita comincia a rivelarsi sempre piu' impegnativa e le ciaspole hanno sempre meno aderenza. Ci fermiamo in un punto in cui la neve soffice permetteva di scavare un gradino per sedersi. Vista la difficoltà a procedere con le racchette da neve, si decide di provare ad andare avanti senza racchette da neve. Dopo un piccolo test mi accorgo che con un po' di sforzo si riesce a calciare gradini nella neve che danno molta piu' sicurezza delle racchette da neve in precario equilibrio. L'unico piccolo problema é che io sono l'unico ad avere scarponi adatti a questo mestiere, ovvero procedere su un pendio innevato calciando gradini nella neve. Quindi io sono costretto ad andare avanti tutto il tempo per i rimanenti (quasi) 600m di canalone.


Inizialmente si procede bene e anche molto piu' velocemente che con le racchette...ma poi la neve fresca comincia ad aumentare e si sprofonda abbastanza. La stanchezza aumenta velocemente ma il sole si fa sempre piu' basso all'orizzonte per cui non c'é tempo da perdere. Il canalone diventa anche sempre piu' ripido...Per fortuna la neve fresca si concentra tutta al centro del canalone, per cui scegliendo accuratamente il percorso é possibile evitare in gran parte di sprofondare nella neve. 
   Poco prima dell'uscita del canalone, che si raggiunge voltando a destra una volta sotto i salti di roccia che scendono direttamente dal punto piu' alto, la neve si fa molto dura. Io con i miei scarponi riesco a calciare piccoli gradini laterali che mi sono sufficienti per un decente equilibrio. Visto che pero' gli altri non hanno scarponi altrettanto rigidi sono costretto a scavare piccoli gradini con l'aiuto della piccozza. La pendenza non é elevata, anzi é molto minore del canalone e quindi questo lavoro non é pericoloso, né troppo faticoso. Finalmente si esce dal canalone, con il sole ormai quasi a filo dell'orizzonte. Lo spettacolo é stupendo ma questa volta non ho la mia macchina fotografica DSLR, solo una piccola compatta e quindi le foto non renderebbero giustizia. Personalmente ero convinto che il bivacco fosse praticamente a due passi...ma in realtà eravamo ancora circa 150 metri sotto la cima. Il modo piu' sicuro per arrivare in cima sarebbe stato di fare un bel giro attorno ad una "parete" di circa 40° di pendenza...ma il tempo non ce lo permetteva. Per cui, ho continuato il mio lavoro di calcia e scava anche su questo pendio. Quando cominciavo quasi a perdere le speranze perché il sole era ormai del tutto tramontato e il freddo si stava facendo sentire, la croce di vetta fa capolino e allora siamo sicuri di essere praticamente a due passi dal bivacco. Entriamo nel bivacco dopo il tramonto, ma per fortuna grazie ai riflessi della neve a un po' anche grazie alla luna piena si vede ancora molto bene.


Il bivacco é piu' ospitale di come me lo aspettassi, anche se dentro c'é parecchia neve...probabilmente qualcuno si é dimenticato la porta aperta. Dopo una cena abbastanza veloce si va a dormire visto che tra la sveglia alle 3:15 e le 8 ore di cammino le energie rimaste non sono poi tante.
   Durante la notte la temperatura non va di molto sotto lo zero, nel bivacco. Le bottiglie d'acqua non ghiacciano del tutto e la condensa che si forma sul soffitto cade come goccia d'acqua. Grazie al mio sacco a pelo da -27° passo una notte molto calda...tranne che per quei due minuti in cui sono dovuto uscire per andare in bagno :).
   Il vento infuriava per tutta la notte, ma questo era il meno. La mattina dopo, ci rendiamo conto che non si vede a un passo a causa della nebbia. Questo, oltre al freddo pungente (la percepita sarà stata intorno ai -15°) ci fa un po' preoccupare. Per fortuna abbiamo un piccolo navigatore GPS da montagna con salvato l'itinerario di discesa. Lo seguiamo fedelmente. La via di discesa é ad ogni modo abbastanza ovvia in quanto ci troviamo su una grossa cresta (molto larga) che va seguita. Su entrambi i lati é troppo ripido. Dopo una mezzoretta di cammino il vento comincia a calare e ogni tanto la nebbia si dirada regalando dei bei panorami.






Una volta entrati nella valle sotto femmina morta la nebbia svanisce del tutto, ma resta il vento. L'ultimo ostacolo per la discesa si presenta alla fine di questa valle. Ci troviamo su punto piu' alto di una enorme conca che dobbiamo percorrere per tornare alla strada. I primo 100 metri sono abbastanza ripidi ma per fortuna la neve é buona e permette una buona aderenza con le racchette. I successivi 300-400m sono meno ripidi e grazie alla neve soffice si riesce a scendere senza molta fatica e anche molto velocemente.




Arrivati alla fine di questa conca non resta che seguire delle tracce si sci alpinisti attraverso il bosco, facendo quasi a botte con i mille rametti che sbattevano in faccia. Alle 13:30, finalmente, si raggiunge la strada. Tolte le racchette si cammina sulla strada fino a tornare a Passo San Leonardo, chiudendo cosi' un anello da 22Km. 
   Una cosa buffa é che quando torniamo al negozio dove abbiamo noleggiato le racchette, il negoziante ci dice che non credeva ci avrebbe visto mai piu'! Dalle domande che ci fa intuiamo che lui non conoscesse nessuno che avesse fatto la stessa cosa di inverno, forse solo gente salita e scesa in giornata. Comunque, per lo spettacolo che si gode dalla cima e per la sensazione di solitudine che si gode da lassu', consiglio questa gita a tutti. Un consiglio, in inverno i ramponi e la piccozza possono tornare molto molto utili. Se noi li avessimo avuti avremmo fatto molta meno fatica e saremmo stati anche molto piu' sicuri.
   

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